polsi che spezzano le catene di genere

Gender mainstreaming e cooperazione

Vuoi sapere cosa significa gender mainstreaming? Come promuovere l’uguaglianza di genere in Paesi e contesti molto diversi tra loro? Come le organizzazioni della cooperazione dovrebbero iniziare a lavorare dall’interno? Ne parliamo con Mar Echevarria, esperta di genere.

Cosa significa gender mainstreaming nella cooperazione internazionale?

Gender mainstreaming in italiano si tradurrebbe con: “integrazione della dimensione di genere”.

Fare gender mainstreaming in cooperazione significa fare in modo che ogni elemento di un progetto, un programma, l’organizzazione stessa che lo promuove, abbiano una prospettiva di genere. Che ci sia consapevolezza delle differenze di genere esistenti. Quelle differenze nelle realtà degli uomini e delle donne, dei bambini e delle bambine, ecc. 

Bisogna considerare queste differenze all’interno di ogni programmazione, nell’implementazione e nel monitoraggio delle attività, ma anche all’interno delle organizzazioni, a partire dalle risorse umane. Per questo si dice che il genere è crosscutting o trasversale. Si deve considerare in ogni aspetto, ogni elemento, della cooperazione. 

Il fine ultimo del gender mainstreaming è l’uguaglianza di genere, cioè uguaglianza di opportunità per donne e uomini in ogni ambito della vita e della società. Attenzione a non confondere l’uguaglianza di genere (in inglese gender equity) con la parità di genere (o gender parity). Quest’ultima indica solo la rappresentazione egualitaria di uomini e donne.

Il gender mainstreaming, però, ha molte componenti e si procede per tappe. A seconda delle capacità di ogni Paese, ogni contesto, di avanzare verso diversi obiettivi, fino all’uguaglianza di genere.

I primi passi, sono quei requisiti minimi obbligatori per tutti,  come il rispetto di leggi internazionali. Poi ogni Paese seguirà tappe diverse, a seconda delle sue capacità di avanzare verso diverse attività e obiettivi intermedi. Ognuno arriva dove può. L’importante è avanzare. Questo perché bisogna considerare che l’uguaglianza di genere ha accezioni o significati molto diversi in ogni contesto, ogni Paese, ogni regione.

SDG 5
University of Canterbury

Cosa dovrebbero fare le organizzazioni?

La prima cosa da fare è disaggregare i dati raccolti per età e per sesso, in modo che questi dati mostrino quali disuguaglianze o differenze esistono tra questi gruppi.

Poi, a partire da questi dati disaggregati, si devono formulare progetti o strategie che permettano di ridurre le disuguaglianze. 

Bisogna cominciare da: raccogliere dati per genere, fare un’analisi delle disuguaglianze, fare un’analisi di genere, per capire veramente la situazione e il contesto di cui stiamo parlando e in cui andremo ad agire.

La programmazione, il monitoraggio, l’implementazione delle attività dovrà tenere conto di tutto ciò che si è appreso attraverso l’analisi di genere. Il fine è garantire che si crei davvero un cambiamento positivo a livello di disuguaglianze di genere.

Purtroppo in molti si limitano a fare solo questo minimo sforzo, cioè analizzare i dati  e studiare cosa succede alle donne. La cosa più importante tuttavia sarebbe assicurare che questi dati vengano usati nella programmazione per formulare progetti che cambino questo stato di cose.

Passare cioè dal raccogliere dati gender-sensitive o sensibili al genere, all’essere concretamente gender transformative, verificando realmente se i suoi programmi creano un miglioramento nella situazione di uomini e donne, bambini e bambine.

scritta Gender Equality
Global Water Partnership

Come si fa gender mainstreaming all’interno delle organizzazioni?

Per le organizzazioni e gli enti che lavorano nel settore è fondamentale dotarsi al proprio interno di una struttura che difenda l’uguaglianza di genere. Prima di lavorare per l’uguaglianza di genere si dovrà lavorare sulla propria struttura e adottare una politica di genere all’interno dell’organizzazione stessa.

Non è sufficiente avere programmi con un approccio di genere, se poi l’organizzazione non ha promosso al suo interno la partecipazione delle donne. Se non c’è parità di genere, se uomini e donne non sono presenti in ugual misura. O ancora se non ci sono politiche chiare contro lo sfruttamento sessuale, contro le molestie sessuali ecc. Queste sono, diciamo così, condizioni minime per poter lavorare alla trasversalizzazione dell’approccio di genere

Prima di lavorare contro la disuguaglianza di genere con azioni all’estero, bisogna promuovere l’uguaglianza di genere dentro l’organizzazione. Sia nel modo in cui ci si relaziona con le risorse umane, sia con formazioni mirate dello staff.

Non si può infatti dare per scontato che tutti sappiano cos’è l’uguaglianza di genere, che la capiscano, e che si attivino in sua difesa.

Tutti in qualunque parte del mondo sono coscienti che la malnutrizione, la fame, sono fenomeni profondamente ingiusti, che dobbiamo impegnarci a sradicare. Non tutti però comprendono o considerano importante la lotta contro la disuguaglianza di genere.

C’è bisogno di politiche che rendano visibile, dentro e fuori, la volontà di un’organizzazione di difendere e partecipare a questa lotta. E sicuramente c’è bisogno di tanta formazione anche interna per far sì che questo si veda come una questione importante ed urgente.

C’è da fare un lavoro interno alle organizzazioni o agenzie in comunicazione e formazione, affinché tutti comprendano l’uguaglianza di genere.  Poi bisogna assicurarsi di avere gli strumenti per far sì che le persone vogliano difenderla attivamente.

Gender mainstreaming e protection

Chi lavora in cooperazione, soprattutto a contatto con la popolazione beneficiaria, deve anche preoccuparsi di promuovere quella che viene chiamata protection, ovvero di proteggere questi beneficiari da eventuali danni.

Ci sono interventi che non volendo, hanno contribuito alla disuguaglianza di genere,  in assenza di un’analisi di genere appropriata. Il nostro dovere sarebbe assicurarsi con ogni azione almeno di non peggiorare la situazione delle donne e dei gruppi più vulnerabili, promovendo indirettamente una disuguaglianza.

Il genere è uno dei principali fattori che determina l’accesso a risorse ed opportunità nell’arco della vita, dal cibo all’educazione, al lavoro. Quindi non possiamo parlare semplicemente di una popolazione in generale, come se tutti stessero vivendo le medesime condizioni. Sappiamo infatti che non è così e ci sono gruppi che affrontano difficoltà diverse.

Per questo dobbiamo essere consapevoli che senza adottare una prospettiva di genere finiamo col dimenticare o ignorare una questione importante. Circostanze che hanno effetto sull’esito stesso di ogni nostro intervento di cooperazione. 

Un esempio: si costruisce un pozzo per far sì che le donne, che raccolgono l’acqua lo possano fare in un luogo più vicino. Ma poi si scopre che magari le donne per questo servizio guadagnavano qualche soldo e ora hanno perso la loro unica entrata. 

Oppure in un contesto di emergenza diamo assistenza alimentare solo alle donne perché sappiamo che sono quelle che mangiano meno all’interno della famiglia. Può accadere che i loro mariti si offendano per questo stato di cose e potremmo addirittura scatenare episodi di violenza domestica. 

Altro esempio: organizziamo degli incontri di empowerment o emancipazione femminile. Ma ignoriamo che una volta tornate a casa le partecipanti non hanno quasi nessun potere di negoziazione né dialogo con la famiglia. A cosa saranno servite queste riunioni?

distruzione ruoli di genere

Come parlare di uguaglianza di genere in maniera efficace?

Ci sono molte campagne che coinvolgono tutto il mondo, legate ad esempio al 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne o l’8 marzo. Dato che alle persone piace di solito celebrare questi eventi, queste giornate sono buone opportunità per stimolare un dialogo e una riflessione sull’uguaglianza di genere.

È sempre utile utilizzare dati e storie. Parlare con diverse donne di come la loro vita è influenzata o condizionata dall’essere donna e raccontare le loro storie. Questo funziona ovunque e con chiunque perché fa leva sulle esperienze personali, in cui ci possiamo rivedere e spesso le persone poi cominciano ad aprirsi.

Poi quando stiamo parlando di uguaglianza di genere in un Paese specifico, è indispensabile ricercare dati specifici del contesto, come ad esempio le leggi esistenti per contrastare la violenza di genere o al contrario i vuoti normativi che sostengono la disuguaglianza di genere.

Penso che condividere storie sia uno strumento molto più potente quando si hanno dati di contesto. E lo stesso vale quando si fa all’interno di un grande evento in cui tante persone sono portate a discutere del tema.

Può essere utile per cominciare la riflessione connettersi con le esperienze personali. Chiedere : “Che ruoli ti sono stati imposti  quando eri bambina o bambino?”. E poi dal personale, passare a un contesto più generale, anche ricorrendo ai dati.

Bisogna far capire che tutto questo è importante. Che  non interessa solo alle donne, perché la disuguaglianza di genere colpisce anche gli uomini e in una maniera che può essere anche molto dura. Ad esempio inculcando loro una profonda vergogna se non riescono a provvedere da soli alle necessità della famiglia. Oppure l’idea che debbano devono piangere ed esprimere i loro sentimenti, ecc.

Un caso più estremo di disuguaglianza di genere che colpisce gli uomini è il reclutamento forzato di bambini e adolescenti in aree di conflitto. Succede oggi in Congo, Etiopia, Afghanistan… Bambine e donne sono escluse perchè generalmente più deboli fisicamente.

International Women's Day
UN Women

Come si promuove l’uguaglianza di genere in contesti molto diversi tra loro?

Io credo che ovunque, indifferentemente dalla cultura o la religione, tutti siano d’accordo che i femminicidi siano un problema. Nessuna religione o nessuna cultura li accetta.

Proteggere la vita delle donne e condannare la violenza di genere  è il primo passo per l’uguaglianza di genere. Poi bisogna avanzare e porsi degli obiettivi coerenti con il contesto. Però la prima cosa per cui dobbiamo preoccuparci è che la violenza di genere sia criminalizzata ovunque. 

Ad esempio che un adulto sposi una bambina è illegale ovunque, perché è contro leggi internazionali. Però ci sono Paesi in cui ancora accade e dobbiamo combattere affinché non sia più permesso né socialmente accettato. Ci sono altri Paesi in cui i cittadini stanno chiedendo di più: che le donne arrivino al governo, che siano leader. 

In alcuni Paesi una battaglia per l’uguaglianza di genere si può focalizzare sul permettere alle donne di aprire un proprio conto in banca. In altri Paesi ci sono movimenti per i diritti LGBT molto avanzati e la questione del conto in banca è superato da tempo.

Ogni contesto avrà priorità e definizioni diverse dell’uguaglianza di genere, l’importante è avanzare e porsi obiettivi sempre più ambiziosi. Il sessismo si esprime in maniera diversa in luoghi diversi, però è un fenomeno globale, dall’Italia, all’Iraq, all’India.

Per questo, soprattutto per chi è cooperante e opera all’estero, contestualizzare, anche la questione di genere, è importantissimo. 

Per saperne di più sulle parole chiave dell’uguaglianza di genere:

Puoi consultare il dizionario di UN Women

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